Storia della Sujaca
La Sujaca affonda le sue radici nella tradizione contadina del Monte Poro. Un viaggio tra memoria, terra e sapori autentici.
Origini e tradizione
Il termine “Sujaca” deriva dal dialetto vibonese e ha origine nella frazione di Carìa, nel territorio montano del Monte Poro. Fin dai tempi antichi, nelle famiglie contadine, la coltivazione di legumi era parte imprescindibile della sussistenza: la Sujaca era uno dei semi più preziosi, consumato principalmente in zuppe, stufati e piatti comunitari durante le feste.
Nei secoli, la Sujaca è stata testimone silenziosa di cambiamenti agricoli, migrazioni stagionali e trasformazioni sociali. Nonostante le pressioni moderne, alcune famiglie di Carìa hanno continuato a coltivarla con cura, tramandando tecniche colturali tradizionali che includono rotazione dei terreni, ammendanti naturali e raccolta a mano.
Territorio: Monte Poro e dintorni
Il Monte Poro è un altopiano che abbraccia i comuni di Drapia, Zaccanopoli, Zungri, Spilinga e Rombiolo. Qui, la conformazione geografica è un mosaico di colline, ampie pianure e piccoli borghi rurali. Il clima mediterraneo, con estati secche e inverni miti, unito ai venti che spirano dalla costa, crea condizioni ideali per i legumi rustici come la Sujaca.
Le terre calcaree e ben drenate del Monte Poro favoriscono uno sviluppo equilibrato del fagiolo, evitando ristagni d’acqua eccessivi. Nelle pendenze più lievi si notano terrazzamenti, muri a secco e piccole fasce coltivate, che testimoniano l’ingegno dei contadini nel modellare il paesaggio per la produzione agricola.
Coltivazione e cucina
La Sujaca è una varietà rustica e resistente: adattata alle condizioni difficili, sopporta siccità e suoli poveri meglio di molti altri legumi. Le tecniche tradizionali prevedono semina a fine inverno, raccolta estiva e essiccazione lenta all’ombra, per preservare il seme.
In cucina, la Sujaca è protagonista di zuppe calde, minestre con verdure, piatti unici durante la sagra e ricette tramandate di famiglia. La sua consistenza soda e il sapore leggermente dolce la rendono ideale anche da legare con erbe aromatiche e olio extra vergine d’oliva locale.
Curiosità e riferimenti
- In dialetto locale, “sujaca” può essere collegato anche al termine “sugna” (grasso) per via della ricchezza nutrizionale che apportava nei pasti contadini.
- Fino a metà Novecento, la Sujaca veniva scambiata nei mercati di Vibo Valentia come bene di scambio alimentare nelle famiglie rurali.
- La riscoperta negli ultimi decenni della gastronomia calabrese ha portato chef e ricercatori a studiarla come prodotto di nicchia e valorizzazione del territorio.